Buongiorno a tutti!
La settimana appena conclusa ha
visto la chiusura del mese di settembre e dopo tanti mesi di sostanziale quiete
per i mercati azionari internazionali, sono arrivati sugli indici segni meno di
maggiore impatto, interpretati secondo diverse angolature dagli operatori di
mercato. Da tempo, infatti, sul piano squisitamente tecnico sono mancati
elementi correttivi superiori al 5%, peraltro subito riassorbiti in tempi
abbastanza rapidi. Ma il mercato ha comunque mantenuto la barra dritta,
confidente nel binomio di supporto costituito da un momentum macroeconomico e
fondamentale soddisfacente e dall’altro da un atteggiamento delle banche
centrali improntato verso misure accomodanti. Qualche meccanismo si è
evidentemente inceppato nel breve visto che i passivi con cui si è chiuso il
mese di settembre sono, per buona parte delle borse, nell’ordine del -4%/-5%.
Necessità, sempre da un punto di vista tecnico, di dare spazio a prese di
beneficio dopo il buon andamento nel corso del 2021 grazie anche ai progressi
dei piani vaccinali e ai vari processi delle riaperture economiche. A turbare
però nel corso di settembre grazie anche ai progressi dei piani vaccinali e ai
vari processi delle riaperture economiche. A turbare però nel corso di
settembre un ambiente che sembrava idilliaco per le borse (tassi bassi,
condizioni accomodanti delle banche centrali, uptrend degli utili societari) si
sono inseriti elementi di tensione che, messi insieme, hanno determinato un
quadro di debolezza più marcata e di volatilità più elevata. La diffusione
della variante Covid ha di certo impattato sulle view ottimistiche di inizio
anno, costringendo in alcune aree geografiche (come gli USA) e rivedere le
stime di crescita macroeconomiche. Le difficoltà dell’area asiatico-cinese con
gli interventi del governo contro le multinazionali e con l’affaire Evergrande
(lungi dall’essere conclusa) hanno aggiunto ulteriori elementi di re-pricing al
ribasso. In più, i recenti dati macroeconomici negli USA e le dichiarazioni di
Powell in merito all’inflazione hanno definitivamente piegato il sentiment a
favore dei ribassisti, almeno nel breve termine. La salita delle nuove
richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione e la diminuzione della
produzione industriale (per il secondo mese di seguito) hanno messo a nudo le
problematiche degli approvvigionamenti globali causati dalla pandemia (come, ad
esempio, la carenza di chip nell’industria automobilistica). Sullo sfondo le
dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha dato una view
difforme dalle precedenti in tema di inflazione, prefigurando un periodo più
lungo per una inflazione più sostenuta rispetto a quanto previsto.
Sul mondo obbligazionario, le
premesse che si vedevano nella precedente ottava sui tassi di interesse hanno
continuato a caratterizzare le dinamiche in corso. Flettono quindi gli indici
governativi per l’aumento dei tassi e questo avviene comunque in modo
geograficamente uniforme: anche nella zona Euro i medesimi movimenti hanno
caratterizzato tanto il Bund tanto i titoli di stato italiani. Il Bund tedesco
decennale si è spinto, come yield, fino in area -0,20% (decennale) mentre il
BTP pari scadenza ha oltrepassato area 0,80%.