Il punto della settimana finanziaria del 01/10/2021

Buongiorno a tutti!

La settimana appena conclusa ha visto la chiusura del mese di settembre e dopo tanti mesi di sostanziale quiete per i mercati azionari internazionali, sono arrivati sugli indici segni meno di maggiore impatto, interpretati secondo diverse angolature dagli operatori di mercato. Da tempo, infatti, sul piano squisitamente tecnico sono mancati elementi correttivi superiori al 5%, peraltro subito riassorbiti in tempi abbastanza rapidi. Ma il mercato ha comunque mantenuto la barra dritta, confidente nel binomio di supporto costituito da un momentum macroeconomico e fondamentale soddisfacente e dall’altro da un atteggiamento delle banche centrali improntato verso misure accomodanti. Qualche meccanismo si è evidentemente inceppato nel breve visto che i passivi con cui si è chiuso il mese di settembre sono, per buona parte delle borse, nell’ordine del -4%/-5%. Necessità, sempre da un punto di vista tecnico, di dare spazio a prese di beneficio dopo il buon andamento nel corso del 2021 grazie anche ai progressi dei piani vaccinali e ai vari processi delle riaperture economiche. A turbare però nel corso di settembre grazie anche ai progressi dei piani vaccinali e ai vari processi delle riaperture economiche. A turbare però nel corso di settembre un ambiente che sembrava idilliaco per le borse (tassi bassi, condizioni accomodanti delle banche centrali, uptrend degli utili societari) si sono inseriti elementi di tensione che, messi insieme, hanno determinato un quadro di debolezza più marcata e di volatilità più elevata. La diffusione della variante Covid ha di certo impattato sulle view ottimistiche di inizio anno, costringendo in alcune aree geografiche (come gli USA) e rivedere le stime di crescita macroeconomiche. Le difficoltà dell’area asiatico-cinese con gli interventi del governo contro le multinazionali e con l’affaire Evergrande (lungi dall’essere conclusa) hanno aggiunto ulteriori elementi di re-pricing al ribasso. In più, i recenti dati macroeconomici negli USA e le dichiarazioni di Powell in merito all’inflazione hanno definitivamente piegato il sentiment a favore dei ribassisti, almeno nel breve termine. La salita delle nuove richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione e la diminuzione della produzione industriale (per il secondo mese di seguito) hanno messo a nudo le problematiche degli approvvigionamenti globali causati dalla pandemia (come, ad esempio, la carenza di chip nell’industria automobilistica). Sullo sfondo le dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha dato una view difforme dalle precedenti in tema di inflazione, prefigurando un periodo più lungo per una inflazione più sostenuta rispetto a quanto previsto.

Sul mondo obbligazionario, le premesse che si vedevano nella precedente ottava sui tassi di interesse hanno continuato a caratterizzare le dinamiche in corso. Flettono quindi gli indici governativi per l’aumento dei tassi e questo avviene comunque in modo geograficamente uniforme: anche nella zona Euro i medesimi movimenti hanno caratterizzato tanto il Bund tanto i titoli di stato italiani. Il Bund tedesco decennale si è spinto, come yield, fino in area -0,20% (decennale) mentre il BTP pari scadenza ha oltrepassato area 0,80%.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *