Il punto della settimana finanziaria del 24/09/2021

Buongiorno a tutti!

Settimana di forte volatilità per le borse in un’ottava dove si sono addensate notizie provenienti da diverse aree geografiche: da un lato il continente asiatico con l’affaire China Evergrande, dall’altra il newsflow legato alla riunione periodica della banca centrale americana. E’ stato soprattutto il primo tema a portare della volatilità sui mercati azionari, con l’indice S&P 500 che, dal top di quota 4.550, in circa tre settimane, ha stornato di circa il 5% (minimo a 4.306).

Dalla Cina le notizie arrivate via via sui mercati hanno effettivamente avuto un impatto che era già stato anticipato nelle chiusure deboli del venerdì precedente a Wall Street. Nella prima seduta della settimana, infatti, gli operatori si sono resi conto del rischio concreto di una implosione del colosso immobiliare Evergrande e dei suoi 300 miliardi di debiti da onorare. Le flessioni del mercato azionario sono diventate più marcate soprattutto per i timori di riflessi ad effetto “domino”, con un disordinato dispiegarsi degli eventi (in Cina ma anche in Europa e negli USA). Pechino, da parte sua, ha fatto capire che non vi sarà un salvataggio totale della società in difficoltà, ma ha deciso comunque di intervenire, iniettando nel sistema ingenti tranche di liquidità. La sorte di Evergrande non è decisa: saltata la cedola su una esposizione di debito (offshore), vi sono altri 30 giorni per evitare l’ufficiale dichiarazione di default. Il comportamento di Pechino è coerente con quello degli ultimi mesi: far capire che il progetto di sviluppo capitalistico Made in China non prevede fonti di potenziali crisi finanziarie future, a costo di sacrificare la crescita di breve termine. Da rimarcare che Pechino cercherà di tutelare al massimo il retail (i compratori di case) ma con un atteggiamento invece molto più severo verso speculatori e investitori esteri. Le altre dinamiche che hanno interessato i mercati sono invece di tipo più finanziario e guardano all’atteggiamento tanto atteso da parte della Federal Reserve. Il momentaneo smorzarsi degli scenari più negativi relativi alla Cina e le conclusioni della Fed che hanno delineato un atteggiamento deciso ma non troppo, hanno permesso un rimbalzo dai minimi settimanali. Tra i settori, migliore impostazione per quelli value come l’energia, ma anche per i finanziari, sostenuti dal tono crescente dei tassi di interesse. Il Vix (l’indice che misura la volatilità) dopo uno picco a quasi quota 30, ritraccia su valori finali più contenuti.

 

Il nervosismo ha interessato anche il mercato obbligazionario, le notizie di una inflazione prevista in America al 3,7% contro il 3 % precedente, l’inizio della diminuzione degli stimoli da fine anno e un possibile aumento dei tassi da metà 2022, hanno riscaldato i tassi sia in America che in Europa dove ad esempio il BTP decennale ha raggiunto un rendimento superiore all’ 0,7% con conseguente diminuzione dei prezzi specie sulle scadenze più lunghe.

 

Come si può vedere uno scenario molto complicato, che andrà monitorato attentamente, in cui non esiste un’Asset “tranquilla”.

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